L’apprezzamento degli uomini per questa spezia e’ millenaria; infatti già la Bibbia ed alcuni papiri egiziani del II secolo a.c. ne parlano. Nel IX e XII libro dell’Iliade si narra di come Isocrate facesse profumare i guanciali con zafferano prima di andare a dormire, e di come le donne troiane lo usassero per profumare i pavimenti dei templi. Omero, Virgilio e Plinio ne parlano spesso, mentre Ovidio lo cita nelle metamorfosi.
La coltivazione dello zafferano arrivo’ in Abruzzo dalla Spagna per mano di un monaco domenicano appartenente alla famiglia Santucci di Navelli.
Il monaco Santucci, grande appassionato di leggi e di agricoltura, si trovo’ a far parte del tribunale dell’inquisizione, istituita nel sinodo di Toledo, celebrato intorno al 1230 e approvato da Papa Gregorio IX.
Santucci intui che lo zafferano nella piana di Navelli avrebbe potuto dare ottimi frutti. Ed infatti nella piana il crocus Sativo trovo un habitat cosi’ favorevole da consentire la migliore produzione al mondo di zafferano.
Data l’elevata qualità di questa spezia le famiglie nobili dell’Aquila iniziarono subito un grande commercio con Milano e Venezia.
Tratto da “Zafferano Purissimo dell’Aquila” pubblicato da Cooperativa Altopiano Navelli.
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Coltivazione dello zafferano nella piana di Navelli